Il Weihnachts-Oratorium di Kurt Thomas

 Se qualcuno ha letto il post precedente, non si stupirà che proprio questo sia il primo vinile di cui parlerò. Kurt Thomas dirige l’Oratorio di Natale di Bach nella chiesa che fu di Bach a Lipsia, la Thomaskirche, con il coro che fu suo, il Thomanenchor, e la Gewandhaus Orchestra, sempre di Lipsia, la migliore compagine della ex Ddr. Insomma: niente di più bachiano è possibile in quel 1958. Il cofanetto è uno dei pochissimi in cui la partitura è registrata davvero integralmente: è composto infatti di ben quattro vinili, al posto dei soliti (per l’epoca) tre. Kurt Thomas era ancora il Thomaskantor, erede del più famoso Günther Ramin. Lo sarebbe rimasto ancora due anni, poi la politica restrittiva del partito comunista lo avrebbe costretto a tornare definitivamente in Germania ovest.
Qui il trittico direttore-orchestra-coro è a dire poco sfavillante. Thomas dà una lettura asciutta e per nulla retorica dell’Oratorio. Ovviamente lontano dalla rivoluzione filologica ancora nemmeno nei pensieri degli esecutori, ma con scelte di tempi e di fraseggio davvero moderne. Il suono che esce da questi vinili è estremamente omogeneo, non ci sono le asprezze sui fiati delle incisioni recenti e l’orchestra (che è comunque un’orchestrona) fa sentire bene anche gli archi. Il fruscio di fondo è quasi inesistente e gli ingegneri del suono della VEB Deutsche hanno fatto davvero un lavoro eccellente per tridimensionalità: soprattutto i tre piani verticali di orchestra, solisti e coro sono nettamente distinguibili e il senso di profondità che questa incisione restituisce è di buon livello. Sui solisti: al solito splendido Dietrich Fischer-Dieskau. Agnes Giebel è ancora in grande forma, quindi è un angelo. Marga Höffgen è un altro totem delle interpretazioni bachiane dell’epoca, qui nel bel mezzo del suo decennio d’oro. Onestamente invece Josef Traxel mi è sembrato un po’ troppo “tenorile”, un filo troppo cantato, se così si può dire. Comunque avercene oggi.
Si diceva che i fiati qui non squillano. Onestamente a me sembra più una scelta interpretativa del direttore che dell’ingegnere del suono. L’anno scorso ho assistito alle prove di un concerto bachiano nella Thomaskirche e posso dire che l’acustica è davvero ottima, con il reverbero che non dà mai fastidio. Lo stesso è nel disco.
Non ho idea se si trovi con facilità, nel caso non lasciatevelo scappare. Per me è il Weihnachts Oratorium definitivo.

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